Quarto bellissimo episodio per la saga medioevale di Hermann. La serie continua seguendo i pellegrinaggi di Aymar di Bois-Maury fin sui Pirenei, dove incontrerà il cavaliere tedesco Reinhardt von Kristen, di ritorno dalle crociate per visitare il padre morente. La freddezza e la fierezza di Aymar sono controbilanciate dal calore del suo fedele scudiero Olivier, ma ogni personaggio che Aymar incontra nel suo tentativo di riconquista delle torri di Bois-Maury è sempre tratteggiato con impeccabile ed umanissima maestria. Un fumetto in grado di catturare anche il più esigente appassionato di fatti storici.
Questa serie ci racconta le avventure del cavaliere Aymar di Bois-Maury e del suo scudiero, che assieme a tanti altri personaggi, illustrano questa grande epopea situata all’epoca della presa di Gerusalemme. Aymar affronta e supera infinite prove e difficoltà, sorretto dalla ferma convinzione che un giorno ritroverà il suo castello che, si dice, “abbia le più belle torri di tutto il mondo cristiano”.
Nelle terre del signor Yvon de Portel tutto è desolazione. Isolato nel suo castello, il vecchio uomo si invaghisce della perversa Guillaumette che lo manipola a suo piacimento, mentre il suo più fedele servitore ha strani rapporti con una banda di ladri. Aymar incontra in questi luoghi dall’atmosfera pesante Alda, donna libera e fiera, che influirà in modo tangibile sul destino di questo cavaliere senza terra, che appare sempre di più come un guerriero capace di tutto.
Hermann fa di questa serie un capolavoro di narrazione, dove la potenza del suo disegno conduce i lettori in un Medio Evo di sangue e di polvere.
All’ombra delle immense e minacciose scogliere, cavalca Aymar di Bois Maury… Il cavaliere senza terra asfida la tempesta per recarsi al castello di messer Landri, dietro le cui mura vive un mondo dimenticato in cui le paure più ancestrali minacciano costantemente quella strana comunità.
Emersa dal nulla, si dice, dovrà apparire la massa selvaggia e incontrollata di un cavallo bianco la cui fronte è segnata dal simbolo di un antico talismano. Colui che partirà alla sua ricerca scoprirà il territorio dove antichi dei hanno trovato rifugio…
Hermann, dopo essersi inventato uno stile di disegno fatto di potenza ed eleganza attraverso diverse serie come Bernard Prince, Jeremiah e Nic, impone una visione della storia epica irradiata di colori sontuosi e fiammeggianti.
Canzone di gesta, Odissea barocca di un mondo in divenire, esce “Sigurd”, il sesto libro della serie Le Torri di Bois-Maury, ed è la conferma del talento di questo maestro del fumetto, se mai di conferme ancora avessimo avuto bisogno.
Abbandonate le brumose terre del Nord, marciando a piedi nudi, i pellegrini protetti da Aymard de Bois Maury si dirigono verso la Terra Santa, alla ricerca di Dio.
Un percorso, però, che li porterà direttamente di fronte al diavolo, laddove il diavolo può assumere fattezze umane ed essere orgoglioso e debole, codardo e vanitoso, assassino e spergiuro, traditore dell’onore dei cavalieri. Laddove il diavolo può avere un nome: William.
Di nuovo Hermann e la sua chanson de geste, così epica e così moderna, nel settimo capitolo della saga di “Le Torri di Bois-Maury”; di nuovo il suo stile dai colori inconfondibili e dai tratteggi personalissimi, in questo episodio dal titolo “William”, che si aggiunge ad arricchire una serie di grande ed ininterrotto successo da più di dieci anni.
Nel cuore dell’Anatolia, Aymar, William e Hendrick proseguono la loro crociata scortando un gruppo di pellegrini verso la Terra Santa, affrontando il deserto turco guidati da un bizantino di nome Milziade. In una zona non lontana, un gruppo di selgiuchidi viene intanto decimata e solo uno si salva: il suo nome è Sandjar e reca con sé un dispaccio che deve sigillare un’alleanza fra arabi e bizantini. Questi, inseguito da alcuni cavalieri francesi, viene catturato da Aymar e i suoi compagni mentre sta tentando di rubare loro un cavallo…
Tutto il volume ruota intorno alla misteriosa personalità di questo selgiuchida così orgoglioso e fiero da arrivare a preferire la morte piuttosto che la resa. Fra tutti gli episodi della saga delle Torri di Bois Maury questo si annovera fra i più riusciti, per l’intreccio e per il disegno (laddove sembra che i colori e le atmosfere del deserto anatolico abbiano particolarmente ispirato Hermann) ma soprattutto per la spiccata grafica caricaturale che pervade ogni sequenza.
Un classico da scoprire, o semplicemente, assolutamente da leggere.
Questa saga si sviluppa all’inizio del dodicesimo secolo, ma non è “precisamente” storica e con personaggi “reali”. Hermann vuole mostrare la sua visione del Medio Evo, un’epoca dura, dove la vio¬lenza è onnipresente e la natura ostile, siamo lontani quindi dal “cavalier servente” e dalla principessa “cortese”.
Questa serie si completa in 10 titoli, ogni volume prende il titolo dal nome di uno dei personaggi che il cavaliere Aymar di Bois-Maury incrocia nel corso della storia. In questo caso si tratta di Khaled.
Il sole, la sete e la fame stanno debilitando la resistenza di tutti, nel castello di Bernard de Mance assediato da mesi. In segreto Aymar decide di portare soccorse a quei valorosi soldati. Ma all’om¬bra dei minareti si tramano strane alleanze e sottili tradimenti…
Decimo ed ultimo albo della saga. Aymar di Bois-Maury, che sogna sempre di riconquistare le sue terre, ho trovato finalmente fortuna e amore.
Ed aspetta un erede. Ma la moglie viene rapita dagli usurpatori dei suoi beni e Olivier, il fido scudiero, è roso dalla gelosia ed è tentato dal tradimento. È a Oliver che l'autore dedica questo ultimo tomo, dimostrando ancora una volta la sua simpatia per le persone più umili.
Un ambiente di intrighi e complotti in uno sfondo au¬tun¬nale. Hermann chiu¬de questo primo ciclo in modo superbo, riservandosi di sorprenderci, come poi ha fatto, nel ciclo seguente Bois- Maury, del quale sono già usciti due volumi, Assunta e Rodrigo, e in attesa del terzo, in preparazione.
Una ristampa che colma un vuoto. Quello di una storia che non ci stancheremmo mai di rileggere, la storia di Alcide Nikopol, delle sue strane origini e degli inquietanti personaggi che lo circondano. La mitica trilogia Nikopol, composta da "La fiera degli immortali", "La donna trappola" e "Freddo equatore", pubblicata per la prima volta 20 anni fa ristampata nel 2010 e finalmente di nuovo disponibile.
In un mondo che è futuro, ma anche passato, e che gioca a rimpiattino con le epoche e i loro vizi incancellabili – come le dittature, i soprusi, l'odio dell'uomo contro l'uomo – false divinità venute dal passato (o dal futuro?) cercano di riprendersi il mondo e i suoi abitanti. Se il mondo fosse abitato solo da cinici dittatori, o avidi cortigiani, agli uomini non resterebbe che una vita da schiavi. Invece ci sono uomini come Alcide Nikopol capaci di ingannare gli antichi dei per salvare il mondo e riscattarlo dalla dittatura. Nikopol è un guerriero ma anche un poeta che quando impazzisce comunica soltanto declamando le poesie di Baudelaire. Un uomo pietoso, che si distingue dagli dei per la sua capacità di provare compassione e amore. Nikopol salva il mondo, ma fino a quando? I semi malvagi dell'uomo non smettono mai di germinare e gli individui commettono sempre gli stessi errori. Come la donna trappola, che ripetutamente uccide i suoi amanti e li dimentica. Sono dunque flebili i segnali di speranza che Bilal ci e si concede.
Ma intanto godiamoci il racconto. E facciamone tesoro, come di un avvertimento.