“Io, Albino, ormai diventato Supremo Tecnopadre, posso raccontare la mia storia...”
Si apriva così la saga dei Tecnopadri, iniziata nel 1999, che con “La Setta dei Tecnovescovi” giunge oggi al quinto volume.
In un crescendo di pathos e di esperienze tragicamente negative, Jodorowsky aggiunge un nuovo capitolo al racconto di Albino, fatto di flashback ed incursioni nel presente, su come è arrivato al ruolo che ardentemente desiderava assumere dopo avere lottato e sofferto, dopo essersi spogliato dei buoni sentimenti ed essere diventato più spietato dei suoi carnefici, guidando un popolo di 500.000 giovani verso la Galassia Promessa, verso la costruzione di una nuova società basata sulle relazioni umane felici.
Dai Tecnovescovi Albino dovrà essere iniziato all’intricata struttura del commercio intergalattico ma scoprirà a sue spese che la setta, controllata dal vampiro cosmico Zombra, in realtà sta perseguendo un progetto demoniaco: distruggere ogni forma di vita biologica presente nell’universo grazie ad un videogioco pan-tecno. Una lettura che, come nei precedenti volumi, si presta a diversi livelli di interpretazione e continua a tenere alta la tensione. Una ulteriore prova dell’idillio artistisco fra Jodorowsky e Janjetov.
Albino, come un nuovo Mosè, ha guidato i 500.000 giovani Pantechnos verso la Galassia Promessa per fondare una nuova società… Un viaggio irto di ostacoli che altro non è che un cammino iniziatico per assurgere allo stato di Supremo. Il racconto si sviluppa al limite della metafisica, grazie alla narrazione estremamente filosofica di Alexandro Jodorowsky resa graficamente in modo suggestivo da un impeccabile e talentuoso Zoran Janjetov. A sottolineare le atmosfere di questo episodio che ci svela i segreti di un inquietante quanto probabile “Tecnovaticano”, i colori di Fred Beltran, che contribuiscono in modo sostanzioso a donare le tipiche atmosfere “glaciali” agli universi nei quali si muovono i protagonisti.
Penultimo volume della saga de “I Tecnopadri” che si concluderà con il numero otto.
Albino, diventato Maestro di giochi della realtà virtuale, dei quali tutta la galassia è avida, continua a raccontarci la sua storia, dalla sua nascita dopo che sua madre fu violentata agli attuali ostacoli per cercare di condurre i giovani pantecno verso la Galassia Promessa.
La nave di Albino si trova davanti un enorme muro che copre tutto lo spazio cosmico, una parete di metallo che arriva fino all’orizzonte.
Ma non è un muro e nemmeno la fine dell’universo, è la flotta Tecno-tecno al completo che è alla sua caccia.
E questo non è un gioco, è la realtà. Ma per il Maestro dei giochi, un combattimento nello spazio è meglio di un semplice gioco, meglio di una guerra sugli schermi, è il “Gioco perfetto”.
La serie firmata da Jodorowsky, Janjetov e Beltran arriva alla sua conclusione con l'ottavo libro. Albino, eroe di alabastro di questa odissea nello spazio virtuale, è divenuto maestro nella creazione di giochi nella realtà virtuale che domina la galassia. Divenuto patriarca, guida la comunità verso "la galassia promessa" in un viaggio e una ricerca che fanno pensare a quella di Mosè, qui espressa in chiave cosmica. Scopriamo l'universo caro a Jodorosky, che esplora la realtà virtuale e i suoi paradossi, il tutto perfettamente adatto alla bravura e maestria artistica di Janjetov. Crudele, spettacolare e mistica nello stesso tempo, questa serie di fantascienza, già bestseller, termina con la stessa energia con cui era iniziata... Per Jodorowsky il potere dell'immaginazione e dei sogni continua ad essere illimitato.